Joseph, da dove vieni?
Vengo dalla Sierra Leone. Negli anni novanta il mio Paese viveva una guerra civile, nata per controllare le miniere di diamanti. In quegli anni si formavano gruppi di ribelli che combattevano contro l’esercito governativo; sono entrati anche nella mia casa e mi hanno portato via per aggiungermi all’esercito dei bambini-soldato. Avevo sei anni.
Cosa è successo dopo?
Quel giorno con me c’erano tanti altri bambini. Ci hanno fatto camminare tutta la notte. Quando un bambino ha chiesto di fermarsi, uno dei ribelli l’ha guardato e gli ha detto: “Ok, tu resti qui a riposare e noi andiamo”. Senza esitare gli ha sparato.
Poi?
Siamo passati dall’essere bambini che avevano paura degli spari a bambini che sparavano. Ho imparato a vivere con i ribelli che assassinavano, saccheggiavano e bruciavano villaggi.
Quanto tempo è durato tutto questo?
Il mio capo aveva perso un figlio in guerra e aveva scelto me per sostituirlo, ero a suo diretto servizio. Sono rimasto con lui per cinque anni. Durante i nostri spostamenti le donne dei villaggi vicini erano obbligate a portarci del cibo. Un giorno ho riconosciuto mia mamma, che credevo morta. Mi sono rivolto a lei e usando il nostro dialetto – che nessuno capiva – le ho detto di rimanere indifferente, ci siamo dati appuntamento nella foresta vicina per la sera stessa. Quando ha fatto buio ho detto al mio capo che volevo andare a camminare e lui mi ha dato il permesso. L’ho raggiunta e insieme siamo tornati in città a cercare l’esercito governativo che ci ha aiutati fino alla fine della guerra, nel 2002.
Da allora qual è stato il tuo percorso?
All’inizio non riuscivo a capire come andare avanti, poi a scuola ho conosciuto i missionari Saveriani che mi hanno parlato di Chiara Lubich e del Movimento dei Focolari. Ho provato a mettere in pratica le frasi del Vangelo e mi sono sentito cambiato dentro. Oggi studio all’Università Sophia di Loppiano, vicino a Firenze, e contemporaneamente lavoro per AMU nel settore dell’Educazione alla Cittadinanza Globale. Vorrei tornare e lavorare con il mio popolo, soprattutto nelle scuole, per insegnare ai ragazzi a vivere in un mondo unito.