“Non possiamo chiudere porte e cuori. Dobbiamo aprire entrambi, perché in Terra Santa la pace sia possibile”. Il direttore della Caritas Giordania, Wael Suleiman, lancia un messaggio positivo anche nella drammaticità di questo momento: per uscire dalla guerra bisogna avere il coraggio di pensare alla pace.
Da decenni il Medio Oriente è terra di conflitti e instabilità. Qual è il ruolo della Caritas oggi?
Sono 75 anni che questo Medio Oriente non riesce a stabilizzarsi, non riesce a vivere un momento di pace. E i risultati? Milioni di profughi, milioni di persone che hanno perso case e lavoro, e milioni di morti. Il ruolo della Caritas, il braccio destro della Chiesa Cattolica nel Medio Oriente, non è quello di dare risposte, è impossibile dare una risposta a tutto quello che sta succedendo. Cerchiamo solo di amare la gente, ma di un amore concreto, non un amore a parole. Questo vuol dire aiutare con azioni concrete per dare almeno un po’ di speranza. Per immaginare un domani migliore di oggi.
E oggi quali sono i bisogni più urgenti delle persone che vivono nelle zone di guerra?
Il bisogno essenziale è mangiare, è curarsi. Le medicine sono urgenti: ci sono 3 milioni di persone che ne hanno bisogno. C’è bisogno di latte per i bambini piccoli. Poi, un domani, se riusciremo a fermare l’odio e le guerre, allora potremo pensare anche ad altro; un sostegno psicologico, per esempio. Ma in questo momento è impossibile, adesso l’urgenza è sopravvivere.
Che cosa riuscite a fare?
Riusciamo a far arrivare gli aiuti attraverso un corridoio umanitario; in questo modo le persone non si sentono abbandonate dal resto del mondo. Vedo una bellissima comunione tra i popoli per far arrivare questo amore concreto: ed è una cosa molto bella. La gente che vive questa guerra lo sa, lo sente.
C’è speranza per la pace?
Dobbiamo lavorare parallelamente per la pace, difendendone l’idea e inviando, ancora, un messaggio positivo: in Medio Oriente, e specialmente in Terra Santa, la pace è possibile. Lo è ora, adesso. Dobbiamo fare di tutto per questo obiettivo. Il Medio Oriente deve vivere in pace.
Credi davvero sia possibile?
Non possiamo chiudere porte e cuori. Dobbiamo aprire entrambi perché arrivi questo amore a chi ne ha bisogno. Certo la situazione è drammatica, ma io qui, in venticinque anni, ne ho visti di miracoli! Puoi pensare di scappare da qui – e a volte ci ho pensato – ma noi rimaniamo perché crediamo che un giorno sarà meglio. Bisogna avere il coraggio di sperare, oggi, e di rimanere qui e di cambiare, di imparare a vedere con occhi nuovi. Perché la vita non offre la morte, ma offre la vita stessa. Non è facile, ma nemmeno impossibile.