Lyudmila viveva a Kyiv, nel distretto di Podilsk. Quando sono iniziati i bombardamenti e le esplosioni, lei i suoi vicini si sono subito mobilitati. Hanno trasformato il parcheggio sotterraneo della loro abitazione in un rifugio antiaereo, trasportando lì sotto materassi, coperte, bollitori per l’acqua e un forno a microonde. E biscotti per i più piccoli. Hanno anche allestito una stanza dove i bambini potessero stare insieme a giocare, mentre gli uomini erano in servizio “in superficie” e le donne si occupavano di altre urgenze. Attorno alla casa è stata costruita una recinzione grazie all’aiuto dell’esercito che ha donato loro 200.000 grivne.
Fin dall’inizio della guerra, il pane scarseggiava. Molti negozi avevano chiuso, e quelli che continuavano a lavorare erano comunque quasi vuoti. Lyudmila è entrata in uno di questi: “Ho chiesto se avevano il pane, la commessa ha preso una pagnotta sotto il bancone e me l’ha data. Non ha voluto essere pagata. Avevo le lacrime agli occhi. Ho tagliato la pagnotta a fette e l’ho messa nel congelatore per farla durare più a lungo. In un altro negozio lì vicino, un fornaio georgiano cuoceva la pita, fragrante, deliziosa. A chi non aveva i soldi, la regalava”.
Quando però è diventato troppo pericoloso rimanere a Kyiv, Lyudmila ha deciso di lasciare la città. Ha preparato la valigia, ma non sapeva come arrivare alla stazione, i taxi non rispondevano alle chiamate e lei non aveva altro mezzo. È andata dai ragazzi del checkpoint e ha chiesto loro un passaggio: l’hanno fatta salire su un’automobile assieme a un’altra donna con due bambini che voleva raggiungere la madre malata. La stazione era piena di persone in fuga dalla guerra. A fatica Lyudmila è salita su un treno diretto a ovest, quindici persone dentro uno scompartimento, compresi neonati, bambini piccoli, cani. Il viaggio è durato più di un giorno. Lyudmila è sollevata per essere riuscita a salvarsi. Ora è accolta presso Caritas Spes: “Io sono cattolica, e qui mi trovo nella mia naturale condizione spirituale. La mia anima si riposa e prego per tutti i miei parenti e per l’Ucraina”.
(La foto e il testo sono ripresi dal sito di Caritas-Spes)