Madonna è una ragazza siriana di 34 anni, protagonista del progetto Semi di Speranza: soffre fin dalla nascita di una paralisi cerebrale che le ha causato un ritardo dello sviluppo e difficoltà nella deambulazione.
Per anni si è sottoposta a sessioni di riabilitazione motoria, che poi aveva interrotto per un senso di disperazione: aveva perso la fiducia nella possibilità di migliorare le sue condizioni fisiche, ma allo stesso tempo aveva la grande paura di non riuscire più a camminare.
Inoltre, il suo contesto familiare complesso e problematico contribuiva ad appesantire la pressione che sentiva dentro di sé.
Il lavoro congiunto del team di Semi di Speranza
Bisognava prima di tutto ridare a Madonna la volontà di sperare in un miglioramento, la forza di non arrendersi. Uno dei punti di forza del gruppo di lavoro di Semi di Speranza è l’azione congiunta di medici, fisioterapisti e psicologi: ciascuna di queste figure ha messo la propria professionalità a servizio della ragazza, così da accompagnarla pian piano a riconquistare pezzetti di terreno contro il progredire della malattia.
Magedoline e Fadi – per esempio – si sono dedicati a migliorare i movimenti delle articolazioni, a ridurre gli spasmi degli arti, a rinforzare i muscoli e a mantenere la capacità di camminare con l’uso delle stampelle. Il coordinatore del team psicologico, Osama, l’ha guidata nel superare sentimenti negativi e traumi, e ha coinvolto la famiglia della ragazza perché accettasse le proprie responsabilità e iniziasse a prendersi cura di lei.
Una passione ritrovata
È stato uno sforzo enorme per Madonna, sia fisico che psicologico. Però ha recuperato una certa autonomia, ha scoperto la fiducia in sé stessa, e ha fatto tesoro dei consigli e degli stimoli ricevuti. Uno dei primi successi del lungo percorso fatto assieme a Semi di Speranza è stata la decisione di dedicarsi alla sua passione: scrivere e illustrare storie per bambini.
Adesso fa parte della redazione di una rivista locale dedicata all’infanzia ed è anche membro di un’associazione che si prodiga per sensibilizzare la comunità sull’inclusione delle persone disabili: è il suo modo di ricambiare il bene ricevuto, il suo atto di reciprocità.