Non ci si rigenera da soli

Rimuovere gli ostacoli per accompagnare il percorso di rinascita che ognuno ha in sé Tutti noi siamo stati generati da qualcuno. Quello del generare è un processo meraviglioso della natura: c’è chi depone un seme nella terra o in un ventre femminile, il quale poi lo ospiterà e nutrirà, permettendogli così di crescere e trasformarsi, […]

Rimuovere gli ostacoli per accompagnare il percorso di rinascita che ognuno ha in sé

Tutti noi siamo stati generati da qualcuno. Quello del generare è un processo meraviglioso della natura: c’è chi depone un seme nella terra o in un ventre femminile, il quale poi lo ospiterà e nutrirà, permettendogli così di crescere e trasformarsi, diventando altro, un nuovo essere vivente!

II seme ha dentro di sé il codice per crescere e svilupparsi fino a vivere pienamente e indipendentemente. Tuttavia l’essere vivente non può generarsi da solo, ma ha bisogno di qualcuno al suo fianco: per questo generare non è un atto, bensì un processo, una storia, un delicato percorso di accompagnamento. Non aiuto, non sostituzione, non dipendenza, ma accompagnamento, che permette l’autonoma espressione delle potenzialità del seme, che sa da solo come crescere.

Due grandi protagonisti dell’ultimo secolo hanno “visto” questo processo nella vita degli uomini e delle donne, delle comunità e dei popoli. L’italiana Maria Montessori e l’indiano Amartya Sen hanno, infatti, descritto l’esperienza dello sviluppo umano come percorso verso la libera espressione delle potenzialità di cui ogni essere umano, di per sé, dispone. Ci hanno insegnato che per generare pienamente la nostra vita non occorre ricevere qualcosa, ma liberare il potenziale che portiamo dentro, le nostre capacità, i nostri talenti e così poter fiorire come persone, realizzando noi stessi e facendo dono agli altri delle nostre competenze, alimentando così un processo virtuoso di reciproco arricchimento.

Ma non possiamo farlo da soli. Spesso siamo prigionieri di difficoltà, sofferenze, fragilità, condizioni che ci impediscono di fiorire autonomamente. A molte persone, oggi, manca un’opportunità di lavoro che consenta loro di esprimere le proprie capacità e guadagnarsi da vivere. A molti manca una conoscenza sufficiente per potersi orientare nell’attuale società complessa e vivere una vita dignitosa. A tante donne vengono negati i diritti di espressione, movimento, partecipazione garantiti agli uomini. A molti giovani che hanno sbagliato strada – cadendo vittime della dipendenza da sostanze chimiche o dall’azzardo – manca la possibilità di far tesoro dell’esperienza per ricominciare su un’altra strada. A troppi bambini manca l’acqua potabile, cibo sufficiente, un ambiente pulito e sicuro, un’istruzione adeguata.

Tutti questi sono ostacoli alla libera espressione delle potenzialità di ogni essere umano. Il nostro impegno è cercare di eliminare questi ostacoli, questi vincoli, questi lacci che legano e che impediscono l’estrinsecarsi delle capacità che ognuno porta dentro di sé. È per questo che parliamo di “sviluppo”, letteralmente il processo di rimuovere ciò che “avviluppa”, aggroviglia, intrica e costringe le persone ad essere molto meno di ciò che sono realmente.

Non siamo noi a sviluppare o a far sviluppare qualcuno, noi proviamo a rimuovere gli ostacoli, insieme a chi li vive, affinché questi possa fiorire. Questo percorso verso la libera espressione delle proprie capacità di crescita è come una seconda generazione della propria vita – dopo quella fisica – una nuova nascita, una “rigenerazione”. E proprio come per il magnifico processo di generazione, c’è un segreto che fa sì che si possa rigenerare la vita: l’accompagnarci vicendevolmente, diventare compagni di cammino. Non ci si genera, e non ci si rigenera, da soli.

Ma la notizia più rivoluzionaria per noi occidentali è che non si rigenera la vita nemmeno col denaro, con le cose. È illusorio pensare di aiutare chi vive una situazione di difficoltà limitandosi ad offrire dei soldi o dandogli qualche oggetto che gli manca, convinti che il denaro e le cose abbiano il potere di liberarlo: ricevere denaro, o beni, in sé stesso limita il potenziale umano, non lo libera. Diceva bene Maria Montessori: “Facilmente ci precipitiamo a servire, come facendo un tuffo in piena cortesia, in piena gentilezza, in piena bontà. Invece chi è servito è leso nella sua indipendenza. Ogni aiuto inutile è un ostacolo allo sviluppo. Questo concetto è il fondamento della dignità degli uomini. Non voglio essere servito, perché non sono un impotente, ma dobbiamo aiutarci gli uni gli altri, perché siamo esseri socievoli. Ecco ciò che bisogna conquistare prima di essere veramente liberi”.[1]

Nello sviluppo umano aiutare economicamente, senza accompagnare, senza liberare dagli ostacoli, non genera nulla: è il prendersi cura gli uni degli altri che mette le persone in condizioni di liberare il proprio potenziale. Ed è ciò che fa l’AMU, essendo una presenza al fianco di chi è in difficoltà, offrendo un accompagnamento qualificato professionalmente ed umanamente. Fra il denaro e le opportunità c’è di mezzo una storia di accompagnamento.

[1] Cfr. Maria Montessori, Il metodo della pedagogia scientifica, 1909.

Questo Articolo è apparso in AMU Notizie “Ricostruire è rigenerare – Anno 2019 -3-4 a firma di Francesco Tortorella e Stefano Comazzi

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