Continuano Gli interventi di ricostruzione dopo l’esplosione di Beirut e portano con sé piccoli e grandi gesti di reciprocità anche da parte di chi ha perso praticamente tutto.
Nonostante i ritardi dovuti alle restrizioni imposte dalla Pandemia, i lavori di riparazione o di fornitura di quanto necessario per riprendere le attività lavorative sono proseguiti ed è cominciata la seconda fase del progetto che risponderà alle nuove esigenze raccolte dalla comunità.
Le storie che ci arrivano dai protagonisti raccontano i problemi, i bisogni che continuano a manifestarsi, ma anche la forza e della dignità di una comunità che vuole rialzarsi e che pur nelle difficoltà non dimentica di donare agli altri quello che può.
Nabil, 51 anni, viveva da soli quattro mesi nella sua casa di Mar Mekhayel, un quartiere di fronte al porto di Beirut, con sua madre, suo zio e suo fratello.
La sua abitazione è stata distrutta dall’esplosione e saccheggiata nei giorni successivi. Con l’aiuto di alcune ONG che hanno provveduto alle riparazioni, Nabil e la sua famiglia sono potuti rientrare in casa.
L’esplosione però aveva distrutto anche il computer che Nabil utilizzava per lavorare. A causa della situazione economica del paese aveva perso il lavoro in un’azienda ma era riuscito a mantenere il lavoro extra come insegnante di matematica (a distanza, a causa delle restrizioni per il COVID19). Con i fondi dell’Emergenza Libano è stato possibile acquistare un computer portatile con le caratteristiche necessarie.
Nabil chiedeva solo la possibilità di tornare a lavorare e a guadagnare dignitosamente uno stipendio proprio.
Come abbiamo sempre detto, la reciprocità è un’esperienza di cui tutti possono essere protagonisti, anche con piccoli gesti, anche in una situazione di difficoltà in cui ci sembra impossibile avere qualcosa da donare agli altri. Così, appena ricevuto il suo computer, Nabil si è messo a disposizione offrendo lezioni di matematica ai ragazzi delle famiglie con maggiori difficoltà. Questo gli ha dato una nuova energia e lo sta aiutando anche a superare i traumi psicologici legati all’esplosione.
Dopo i primi interventi per poter rientrare nelle case prima dell’inverno, ora emergono ancora molte esigenze: molte famiglie non hanno più elettrodomestici, devono riparare mobili e alcune devono recuperare gli strumenti di lavoro per poter riprendere l’attività. Humanité Nouvelle continua a raccogliere i bisogni che si manifestano, programmando di volta in volta gli interventi.
Prima la crisi economica, poi l’esplosione del porto e la pandemia, le famiglie libanesi sono ancora molto provate dal susseguirsi di questi avvenimenti e, al di là del sostegno materiale, ora bisogna superare i traumi psicologici che tutte queste difficoltà hanno lasciato.
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