Il Libano e la paura del futuro

Ara e sua moglie Renée-Vera non vogliono definirsi «disperati», ma non hanno idea di come e quando potranno riprendersi dagli effetti dell’esplosione. Ara è un accordatore di pianoforti che lavora a chiamata, un libero professionista che non può contare su previdenza o una pensione sicura, sua moglie Renée-Vera è una casalinga, i loro due figli […]

Ara e sua moglie Renée-Vera non vogliono definirsi «disperati», ma non hanno idea di come e quando potranno riprendersi dagli effetti dell’esplosione.

Ara è un accordatore di pianoforti che lavora a chiamata, un libero professionista che non può contare su previdenza o una pensione sicura, sua moglie Renée-Vera è una casalinga, i loro due figli maggiori vivono in Scozia e l’ultima figlia, Vana, è appena rientrata da un dottorato nel Regno Unito.
La famiglia di Ara non aveva grandi problemi economici fino a quando, nel 2019, la crisi monetaria e finanziaria ha sconvolto l’economia libanese. Ora, dopo l’esplosione nel porto di Beirut del 4 agosto, la situazione che era difficile, allontana la speranza di una ripresa.
Il giorno del disastro, la famiglia era appena tornata dalla Scozia: erano partiti per assistere alla conclusione del dottorato di ricerca di Vana ed erano rimasti bloccati lì per via della pandemia. L’esplosione che si è verificata al porto di Beirut li ha colti che stavano in casa e all’improvviso il boato e la pioggia di detriti li ha investiti. In un attimo i muri hanno tremato, le porte e le finestre sono state divelte e schegge di vetro e pezzi dei mobili sono stati scaraventati ovunque.
La paura di quel momento è indescrivibile, solo la consolazione di essere ancora vivi e non essere stati feriti gravemente riesce ad aiutare la famiglia a superare incubi e notti insonni.
Sono riusciti a riparare le cose più urgenti, come la porta di ingresso e le finestre, ma la casa ha ancora bisogno di tanti interventi, dalle porte interne fino ai mobili, molti dei quali inservibili, passando per le tende del balcone, necessarie per riparare la lavatrice e il ripostiglio che a Beirut si usa tenere all’esterno.
Per questo stanno cercando un falegname che ripari i mobili a un prezzo accettabile, impresa non semplice visto che gli artigiani fanno pagare il loro lavoro seguendo le quotazioni del dollaro al mercato nero. Un cambio insostenibile per molte delle famiglie libanesi.

Ara e sua moglie Renée-Vera non vogliono definirsi «disperati», ringraziano Dio perché sono ancora vivi, ma hanno paura del futuro. Hanno deciso di non lasciare il Libano, ma sperano che loro figlia trovi lavoro all’estero come i suoi fratelli.

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