La notte tra il 3 e 4 Maggio i cittadini dell’Emilia Romagna la ricordano come fosse ieri. La paura, l’angoscia di vedere la propria casa e la propria città distrutte. Una tragedia che ha provocato l’esondazione di 23 fiumi, investendo circa 100 comuni, causando migliaia di sfollati e 15 vittime.
Il Coordinamento Emergenze del Movimento dei Focolari si è da subito attivato in supporto alla popolazione già duramente colpita da questo terribile evento, e ha attivato una raccolta fondi attraverso AFN e AMU, in collaborazione con l’APS Focolari Romagna, che ha raccolto e gestito le richieste arrivate dalle comunità locali.
“I danni causati dall’alluvione erano sotto gli occhi di tutto il mondo e da tutto il mondo sono arrivati aiuti. Poi i riflettori si sono spenti, ma il disastro causato dall’acqua è rimasto” ci condivide, a sei mesi dalle alluvioni, Antonio Pacchierini, referente dell’APS Focolari Romagna, che si è occupato insieme al direttivo dell’associazione e ai referenti delle comunità locali, di registrare tutte le diverse necessità. È proprio grazie al lavoro in collaborazione con l’APS Emilia Romagna che si stanno gestendo ad oggi gli aiuti arrivati dalla raccolta fondi. Grazie a chi, tra la vasta rete di referenti locali e volontari, ha raccolto le testimonianze e i bisogni delle famiglie colpite cercando di far arrivare la solidarietà di tutti. In un prezioso lavoro di squadra che ha permesso di arrivare anche alle zone rurali del territorio.
“Chi ha avuto la casa invasa dall’acqua adesso deve rifare intonaci, pavimenti, infissi. Deve arredare tutta l’abitazione. Chi ha avuto l’azienda agricola interessata dalle frane deve tutt’ora preoccuparsi di come fare ad andare avanti, con raccolti che non ci sono stati e colline che necessitano di essere monitorate per evitare altri cedimenti del terreno”.
Ad oggi sono una decina le famiglie supportate dagli aiuti arrivati, che hanno potuto ricevere un piccolo contributo per tornare alla vita normale.
Tra queste, è interessante l’esperienza della Fattoria Didattica “Il Pagliaio” a Sarsina, comune della provincia Forlì-Cesena.
“Si tratta di una famiglia, tre persone, che da una ventina di anni si è dedicata alla costruzione di una Fattoria didattica sulle colline. Si sono appassionati alla natura del luogo. Hanno costruito con le loro mani una casetta rustica, recinti e stalle per animali vari. Hanno piantato e iniziato a coltivare un campo di ciliegi, hanno rimesso in attività campi seminativi, hanno imparato a tagliare e commerciare la legna dei molti boschi della loro nuova proprietà. A poco a poco hanno costruito anche un intero agriturismo” ci spiega Antonio.
“La fattoria didattica funziona così: le classi scolastiche vanno lì e loro fanno educazione sensoriale, incontrano i loro animali, ‘quasi’ ammaestrati (galli, maialini, oche) e li portano a fare un giro con la loro punta di diamante: gli asini. Molto coccolati e chiamati per nome”.
Com’è successo a molte altre realtà del territorio, a una crisi finanziaria acuita dagli anni della pandemia, si è aggiunta la tragedia dell’alluvione, che ha devastato i loro terreni.
“Chiedevano aiuto per costruire un terrapieno di cemento che mettesse in sicurezza una grossa frana lunga decine di metri. Ci volevano cemento e rete elettrosaldata; non avevano abbastanza denaro per attuarla. La Didattica era sospesa perché la strada principale era chiusa al traffico. La situazione era grave. Uno di noi è andato a verificare. Ho trovato (inutile fingere) un posto bellissimo, innamorati della natura e della loro attività, anche se un po’ stanchi e scoraggiati”.
Attraverso il moto di solidarietà di chi ha donato per questa emergenza, si è riusciti a ricostruire il terrapieno e, grazie al coinvolgimento di giovani volontari della zona, si è costituito un Campo di lavoro che ha fatto il resto. C’è stata tanta vicinanza e voglia di ricominciare che ognuno ha esplicitato a seconda delle proprie possibilità e disponibilità:“Per loro è stata una luce potentissima”.
Così come per la Fattoria Didattica, anche altre famiglie sono state supportate in questa fase di crisi, e i lavori sono ancora in corso, Antonio e la sua Associazione stanno già raccogliendo altre richieste di aiuti che arrivano dai territori di Cesena; Sarsina; Faenza; Castel Bolognese; Ravenna.
Antonio prosegue parlandoci della situazione attuale nel territorio romagnolo: “L’acqua marrone ed il fango nelle strade delle zone alluvionate non c’è più, ormai da diversi mesi.
La catastrofe rappresentata da cumuli di materiali vari accatastati a bordo strada, fatta di mobili e oggetti portati fuori da cantine, garages o appartamenti allagati, è ormai un ricordo. Molte persone che erano sfollate sono tornate nelle loro abitazioni e le hanno sistemate, la vita ha ripreso a scorrere lasciandosi alle spalle un brutto ricordo. Per altri, invece, la devastazione è ancora causa di disagi. Molte persone hanno trovato un alloggio provvisorio in casa di parenti o amici, altri sono andati ad abitare in appartamenti presi in affitto. Ad oggi ci sono ancora circa ottanta famiglie che abitano in strutture (alberghi) messe a disposizione dai Comuni. L’alluvione è un ricordo, i danni che ha causato non lo sono ancora”.