Arianna e George hanno avuto l’idea di Lumen perché cercavano una attività che potesse dare loro un’entrata economica, ma fosse anche “speciale”. Da qui l’idea di realizzare lampade con materiali riciclati per “illuminare” anche i cuori.
“Non sapevamo bene come iniziare perché avevamo tante informazioni generali, ma niente di concreto. Dopo aver partecipato a un incontro di Economia di Comunione, abbiamo subito detto che questo era il nostro modello, perché non si trattava solo di avere un negozio, era molto di più”.
“Avevamo creato il progetto pensando a come poter avere un reddito, ma una volta passeggiando per le strade ci siamo resi conto che l’Avana era al buio e ci siamo detti perché non realizzare lampade diverse, che possano illuminare di più la città? Con l’EdC cambia completamente la prospettiva dell’impresa poiché non si tratta più solo di guadagnare, ma di mettere al centro la persona, l’idea era quella di creare una lampada pensando all’altro”.
“Una delle cose che abbiamo considerato oltre a lavorare con materiali riciclati era trasmettere un messaggio e, per questo, abbiamo curato subito la comunicazione. Avevamo a un amico drammaturgo a cui abbiamo chiesto di revisionare i nostri post e i nostri materiali. L’idea gli è piaciuta e si è subito appassionato. Poi, quando con la pandemia non riusciva più a sostenersi con il teatro, lo abbiamo preso a lavorare in maniera continuativa”.
Lui si è aggiornato sulle tecniche di scrittura e comunicazione e oggi, oltre a lavorare per noi è cercato da molte aziende. Non potendole seguire tutte ha voluto creare un corso per formare altre persone, fornendo loro una nuova opportunità di lavoro.
Arianna in questi quattro anni ha dovuto imparare molto sull’illuminazione e George è arrivato a costruirsi alcuni strumenti da solo, perché non è facile trovare a Cuba quelli adatti alle loro creazioni.
“La buona notizia è che sono stati quattro anni intensi ma fruttuosi. Volevamo fare qualcosa che ci piaceva, ed eccoci qui. Con passione e creatività si possono realizzare tante cose. Questo è ciò che celebriamo di più oggi”.
“Uno dei motivi che ci ha attirato dell’EdC è che senti che fa parte di te. Da quando ci hanno parlato dell’EdC, avevamo capito che potevamo identificarci con qualcosa che sentivamo e che prima non sapevamo esprimere, il semplice desiderio di poter aiutare anche le persone senza ricevere nulla in cambio, di vedere gli altri felici così come siamo felici noi. Ora quello che facciamo lo possiamo identificare con questo nome, Economia di Comunione”.