Antoinette vive a Beirut ed è la madre di quattro figli, due coppie di gemelli. Christina, una dei bambini più grandi, è disabile: “É bellissimo avere Christina in giro per casa, perché impariamo sempre qualcosa di nuovo. Lei dà forza a tutti noi”. La famiglia di Antoinette si è trovata ad affrontare difficoltà sempre maggiori, per questo motivo è diventata beneficiaria del progetto Emergenza Libano, sostenuto dall’AMU, che assicura ogni due mesi la distribuzione di casse di prodotti alimentari e igienici. La donna ci racconta come tutto sia precipitato nel giro di pochissimi anni, la sua era una famiglia benestante, adesso “siamo quasi dei mendicanti”.
Antoinette lavorava prima per una azienda tecnologica, poi con il marito nel suo negozio di cambio valuta e vendita di telefoni cellulari. Alla nascita dei primi due gemelli, Antoinette è rimasta a casa per badare ai figli: “Dal punto di vista finanziario stavamo davvero bene, vivevamo come la maggior parte dei libanesi, potevamo permetterci cibo, vestiti, gite, la vita rispettabile che ogni genitore desidera per i propri figli”.
Con la crisi libanese, il lavoro del marito di Antoinette non andava più bene come prima. L’uomo ha tentato di correre ai ripari e ha investito in un ristorante, ma la posizione del locale non era buona, la crisi economica era pressante e presto sono scoppiate anche delle rivolte. Il ristorante è fallito e il marito di Antoinette è stato costretto a chiuderlo. Dopo le proteste violente, sono seguiti il diffondersi della pandemia e l’esplosione al porto di Beirut del 4 agosto 2020 che non hanno fatto altro che peggiorare la situazione già precaria del Paese. I ricordi di Antoinette sono dolorosi: “Non potrò mai dimenticare il giorno dell’esplosione, nemmeno i miei figli”.
Dopo l’esplosione, che a Beirut ha causato 214 morti, circa 7mila feriti, in città tutto si è fermato. Per la famiglia di Antoinette quell’esplosione ha significato il peggioramento di una condizione economica già complicata: “Ora mio marito vende solo biglietti della lotteria, non guadagna molto. Non bastano nemmeno per mangiare. Ma lo fa comunque per rimanere attivo e in contatto con le persone”. Purtroppo, tra le tante difficoltà da affrontare ci sono anche le condizioni di salute dell’uomo che ha problemi alla vista. Prima seguiva una cura che adesso ha però sospeso, perché troppo costosa.
Tutto ricade sulle spalle di Antoinette: “Tempo fa ho avuto forti vertigini, poi ho scoperto di avere l’anemia e le piastrine basse così mi sono costretta a mangiare per poter continuare a lavorare. Se mi succede qualcosa chi si prenderà cura dei bambini? Questo non è certo il progetto di vita che avevo in testa”.
La scatola di cibo che riceve periodicamente dall’AMU è diventata essenziale per la sopravvivenza di questa famiglia libanese, ma anche in casi come questo, la solidarietà è più forte del bisogno: “La divido con la madre di mio marito: le dico sinceramente che posso solo aiutarla con un sacchetto di lenticchie, dello zucchero, un flacone di shampoo”.